Qualche tempo fa, durante una delle nostre serate raminghe e chiacchierone, l'amico Paolo mi ha espresso il suo concetto di PERDONO.
Mi sono stupita di non esserci mai arrivata, dato che è un pensiero che condivido pienamente.
Quindi dopo questa notte da meteopatica insonne lo voglio condividere con voi.
Il tutto si può riassumere con queste parole: il perdono serve unicamente ad alleviare il senso di colpa di chi ha commesso il torto.
Questi, sempre ammesso che si sia mai ritrovato un peso sulla coscienza, potrà finalmente tirare un sospiro di sollievo e girare pagina, mentre chi l'ha subìto in realtà continuerà a soffrire per il male ricevuto, senza potersi nemmeno crogiolare in astrusi progetti di vendetta o in perversi malauguri.
Il perdono a mio parere non è umano bensì divino, sempre ammesso che ci sia una divinità e che questa sia veramente propensa al perdono piuttosto che al castigo... ma questa è un'altra storia.
Noi umani invece possiamo riuscire a perdonare soltanto quando il tempo ed il lavoro su noi stessi ci consentono, con un metaforico colpo di spugna, di cancellare dalla nostra sfera emotiva la persona che ci ha feriti.
Ciò significa che se il perdono sarà sinceramente e serenamente concesso, questo avverrà perché la persona responsabile del nostro disagio per noi non esisterà più.
Io mi rivedo in questo pensiero e lo faccio mio.
Magari sarà solo l'opinione di pochi, ma a questo punto è chiaro che prima di commettere un torto ad una persona a cui teniamo, è meglio pensarci bene e a lungo.
E aggiungo, come avvertimento per tutti, che sebbene ce ne voglia prima di farmi veramente arrabbiare, quando il danno è fatto, prima di cancellare una persona che mi ha fatto del male, io se posso MI VENDICO.
A freddo, naturalmente.
"Con l’avanzare dell’età, ci rendiamo conto che la vendetta è ancora la più sicura forma di giustizia.
RispondiElimina(Henry Becque)"
Poi non sempre è possibile ma la voglia rimane.
Ah, se rimane.
Non poniamo limiti alla Provvidenza.