domenica 1 novembre 2015

Io no.


Perché celebrare i nostri morti proprio in queste giornate?
Perché sottostare a quello che è diventato semplicemente un business? Perché adeguarsi ad odiose convenzioni sociali?
Le persone care che non ci sono più sono con me in ogni momento.
Il cimitero è quell'enorme spazio vuoto che hanno lasciato dentro di me quando se ne sono andate.
In quel cimitero, lì dentro di me, io ci vado ogni giorno. 
Oggi e domani (perché ricordatevene o voi che vi affannate a cercare un parcheggio, che vi litigate l'ultimo crisantemo e che se non lo trovate lo rubate al vicino, che il giorno dei morti sarebbe il 2 novembre e non il 1o) lascio agli altri il privilegio di correre presso una tomba tirata a lucido e portare un fiore grande, più grande possibile, in modo che il vicino veda, e dalla misura di quel fiore possa intuire quanto è il vostro amore verso chi non c'è più.
Io, la solita polemica, anticonvenzionale, quella sempre un po' fuori dal coro e sopra le righe, oggi celebrerò i vivi.
E chi saprà capirmi meglio di tutti sarà proprio colui che se ne è andato in questo giorno. 
In cimitero ci andrò quando saranno andati tutti via.
Quando tutto quel tripudio di fiori sarà diventato un ammasso avvizzito e putrido, ci andrò, e non mi vedrà nessuno.

domenica 25 ottobre 2015

Correggimi se ....


Le persone sbagliano.
Per odio
Per amore
Per leggerezza
Per noncuranza
Perché credono in una cosa e non si muovono dalle loro posizioni
Perché non vogliono cambiare punto di vista
Non vogliono rimangiarsi le parole Rivedere ciò che avevano già visto
Le persone sbagliano e si fanno del male
Oppure fanno del male a chi hanno vicino
O ancora perdono un' occasione
Un' opportunità
La strada giusta
La meta agognata
Le persone sbagliano, a volte, per colpa di altre persone che hanno sbagliato, ed è così che un errore si moltiplica, ha delle ricadute incontrollabili e a volte irreparabili.
Forse è proprio il fatto di essere umani che ci rende fallibili.
O forse è il fatto di essere fallibili a renderci umani.
#nonlasciatemimaisoladavantiall'assedastiro

martedì 20 ottobre 2015

Freeze? Flight? Fight ?


Quando tuo figlio si trova in un contesto difficile, cosa è giusto fare?
Insegnargli ad affrontare la difficoltà, consapevoli del fatto che nella vita incontrerà ostacoli peggiori, con il rischio che però si arrenda e rinunci a ciò che stava facendo?
Oppure, se c'è una possibilità di fuga, incoraggiarlo ad approfittarne perché in fin dei conti è sempre meglio cercare un'alternativa, anche se ciò significa abbassare la quota del proprio volo, ma garantisce di poter continuare a volare?
Che cosa dobbiamo insegnare ai nostri figli?
Vai e combatti, consapevole del fatto che le conseguenze negative le pagherai per tutta la vita, perché potrai uscirne zoppo, cieco o morto?
Oppure cerca una via di uscita e scappa subito, anche se non è dignitoso, anche se non ci fai una bella figura, ma potrai continuare a cercare la tua strada?
A chiederselo è proprio una che delle battaglie combattute inutilmente porta ancora le ferite sanguinanti.
E che con quella sorta di saggezza che deriva dal numero di candeline spente è riuscita a capire che a volte la resa è la soluzione migliore.
Ma la battaglia in corso, stavolta, non è la mia....

mercoledì 23 settembre 2015

Un filo di speranza

Ebbene sì lo confesso: ho trascorso la mia estate in compagnia di un ragno. Ogni mattina durante le mie colazioni solitarie (un insonne fa sempre colazione da solo) alzavo gli occhi verso quell'angolo della cucina dove appeso alla sua ragnatela questo insolito compagno ad otto zampe se ne stava placido e dondolando in attesa della sua colazione.Non so per quanti giorni mi sono ripromessa che appena tornata dal lavoro avrei demolito quel reticolo di filamenti bianchi anzi, qualche volta l'ho pure fatto, ma il giorno dopo l'amico ragno aveva ricostruito praticamente tutto ed era sempre lì a guardarmi mentre facevo colazione.
Con il passare dei giorni mi ci sono quasi affezionata: me lo immaginavo appollaiato lassù a fissarmi con quegli occhietti maligni da ragno (e poi chi lo dice che sono maligni? quelli sono occhi da ragno!!! Ai ragni probabilmente sembreranno maligni i nostri..).
Ho deciso di lasciarlo lì in pace a vivere la sua vita da ragno; in fin dei conti a noi torna anche utile un alleato sempre pronto a mangiarsi gli insetti che invadono il nostro territorio! 
E così giorno dopo giorno, anche quest'estate è passata.
Il mio ragno ha assistito alle mie mattine di sconforto, a quelle di pace e serenità, a quelle molto tristi e quelle eccitate da un bel programma della giornata, mi ha vista sudare già alle 6:00 di mattina oppure, raramente, rabbrividire e chiudere la porta del giardino. 
Ieri ho alzato gli occhi e mi sono accorta che quel ragno non c'era più.
Ho interpretato questa sparizione come il segnale di questa lunga estate che se ne va, con un po' di tristezza perché a parte il caldo insopportabile è stata una stagione che mi sono piacevolmente goduta e che avrei voluto fosse più lunga, perché in questo momento di soffrire il freddo non ne ho nessuna voglia
Mi sono quindi chiesta, addentando il mio panino e sorseggiando il mio the verde, quanto dura la vita dei ragni: il tempo di una stagione?
Un anno? 
Due anni?
O semplicemente finché un altro produttore non se lo mangia?
Mi sono resa conto di non averci mai pensato, esattamente come accade con tante altre cose o persone alle quali non diamo un peso finché non ci succede qualcosa che ci porta con il pensiero proprio lì.
A volte sono pure cose o persone importanti, che noi diamo per scontate come per me lo è stata la presenza di quel ragno del solito angolino ogni mattina......
È quando le cose o le persone a cui tieni ti vengono a mancare che cominci a porti delle domande. 
Mille domande che restano appese al filo di una ragnatela.

domenica 30 agosto 2015

Blog in vacanza ......



Blogger in vacanza ....
Anche senza partire fisicamente, lascio partire la mente verso i lidi del relax totale.
Concentro le energie verso le nuotate, le serate con gli amici, le cenette romantiche all'aperto, concedo a questo cervello in perenne subbuglio il meritato periodo di fancazzismo.
Per pensare, arrovellarsi, cambiare idee 100 volte e trascorrere notti insonni di tormento, il tempo ci sarà.... più avanti.
Per il momento, questa estate sembra non voler finire !

martedì 11 agosto 2015

Tu eri chiaro e trasparente


Che bella serata.... la temperatura è quella giusta, la brezza è leggera, si vedono dei lampi in lontananza ma non c'è la minaccia di pioggia.
Il mare è un' enorme massa scura in movimento, ma là, dove i lampioni della marina lo illuminano, si riesce a vedere il fondo di ciottoloni rotondi.
Sembra tutto tranquillo ed io sono serena.
C'è anche un bel labrador nero che laggiù si tuffa per riprendersi la sua pallina, mentre dall' altra parte si scorgono le teste di un gruppo di allegri ragazzi che di divertono a fare la nuotata notturna.
Appoggio il mento sulle ginocchia e mi perdo ad osservare questo mare scuro godendo del suo profumo e del momento di quasi felicità, quando piano piano vedo avvicinarsi una massa biancastra appena sotto la superficie.
Ondeggiando si avvicina e pur non riuscendo a capire cos'è, vederla mi causa disagio.
Cosa può disturbarmi tanto in un momento che sembrava quasi perfetto?
La corrente sospinge la massa biancastra verso di me e finalmente riesco a capire: è una borsa di plastica.
Una semplice, banale borsa di plastica,  ma non doveva essere qui,  non doveva venire verso di me,  non doveva farsi vedere, non questa sera.
Il mio umore cambia, alla serenità subentra l'inquietudine, poi il fastidio e per finire la rabbia, quella nera, cupa, solida e sordida.
E mi diventa chiaro che in ogni momento felice c'è sempre un disturbo, una macchia, un' ombra che deriva da qualcosa che ci portiamo dietro e che non abbiamo ancora risolto, da un ricordo triste che non riusciamo a cancellare, da una ferita che nonostante le cure non si rimargina, da quella sensazione di "sbagliato" forse tipica delle personalità inquiete e tormentate.
A volte sono piccoli rifiuti, pezzetti di legno, foglie, piume di gabbiano che il mare si porta a spasso per un po' prima che la natura stessa se ne prenda cura.
Altre volte, come stasera, sono immondizie dannose che inquinano, uccidono e che per dissolversi ci mettono un secolo.
La borsa di plastica continua ad ondeggiare beffarda davanti ai miei piedi finché si allontana.
Il mare se la porta in un altro luogo, dopo poco non la vedo più, ma rimango turbata perché so che c'è,  che ci sarà ancora a lungo e che forse un giorno ritornerà a disturbare un altro momento felice.
Ora però se n'è andata.... ed io decido che non ci voglio più pensare.
Ma poco dopo, inaspettatamente, comincia a piovere

martedì 28 luglio 2015

Vieni qui vicino


Oggi, proprio oggi, ed io lo so il perché, voglio ribadire che a volte basta un semplice "vieni qui vicino" per riaprire una porta chiusa, per curare una ferita, per cancellare un brutto ricordo.
Le nostre strade sono piene di bivi senza segnaletica, di buche e tratti sconnessi, di salite faticose e di interminabili noiose pianure.
Percorriamo dei tratti insieme a qualcuno finché non decidiamo per la salita o la pianura assolata anche se l'altro, o gli altri, preferirebbero la discesa o il bosco.
Il tipo di percorso diventa più importante di chi ci accompagna. A volte decidiamo di proseguire da soli o con inebrianti nuove compagnie.
Ma se stiamo attenti ci accorgiamo che la strada di coloro a cui teniamo non è poi così lontana dalla nostra, e non è un caso.
Basta fare un paio di passi per riuscire a farci sentire mentre diciamo "vieni qui vicino".
Bastano 3 parole, dette sottovoce, magari sulla scomoda panchina dove cercavamo il riposo, per riparare e rimediare.
Basta non aver paura di riavvicinarsi.
Non respingere chi si riavvicina.
Basta poco, ma a volte non lo vogliamo fare.
....dedicato a chi ritorna, a chi si allontana e a chi ancora non sa dove andare......

giovedì 16 luglio 2015

Solo per te la mia canzone vola


Oggi, 20 anni fa, se n'è andata la mia mamma.
Al di là del pensiero nostalgico che da allora accompagna ogni giorno della mia vita, nel corso di questi lunghi anni ho fatto un gioco: mi sono immaginata di vivere i miei momenti importanti assieme a lei.
Ho immaginato che venisse a trovarmi all'ospedale alla nascita dei miei bambini, e che iniziasse a darmi consigli che io avrei inevitabilmente respinto giudicandoli obsoleti.
Ho immaginato quindi di raccontarle della fine del mio matrimonio, ma anche dei problemi di lavoro o altre questioni più banali, sicura che la discussione sarebbe finita con la solita litigata.....
....e dopo 5 minuti rieccoci pronte a discutere di un'altra cosa e a litigare di nuovo.
Negli ultimi tempi invece immagino la mia giornata impegnata a fare qualcosa per lei ormai anziana.... Magari fare la spesa -litigando- accompagnarla a fare qualche esame medico -litigando- perché in fin dei conti il nostro rapporto era così: due caratteri opposti, due modi opposti di vedere la vita che davano il via a continue interminabili discussioni.
Sono stata la figlia sbagliata, o forse erano i miei genitori ad essere per me la famiglia sbagliata, o più semplicemente -comincio a capirlo solo ora- la libertà di opinione ed espressione era talmente ampia da consentire infuocati dibattiti su ogni argomento.
Il solo consiglio della mamma che ho sempre seguito, forse perché me lo ha ripetuto fino alla nausea, è stato "Studia, lavora e cerca di non dipendere mai da nessuno".
Per il resto, ogni cosa è sempre stata motivo di disaccordo o di discussione.
Se lei fosse ancora qui, probabilmente io sarei ancora la figlia ribelle che non gliene dava mai vinta una, invece ho dovuto fare i conti con il mio diventare donna, mamma ed ora 'anagraficamente matura' senza avere un modello da seguire o rinnegare, e soprattutto senza la certezza che con quella persona, e solo con lei al mondo, dopo una furiosa litigata ci sarebbe stato ancora l'amore.

venerdì 3 luglio 2015

Paghiamo il conto



Oggi, venerdì 3 luglio 2015 presento istanza di fallimento per l'attività di genitore svolta fino ad ora.
Sembra che ogni sforzo di trasmettere i valori in cui credo ed un'impostazione di vita secondo i comuni canoni di civiltà sia stato vano.
Mille domande mi investono ad ondate, ma quello che riassume tutto il concetto è uno solo: dove ho sbagliato?
Credo che, come me, molti altri genitori di figli adolescenti si arrovellino in quesiti senza risposta.
Per quanto mi riguarda, potrei affermare che il primo errore commesso è stata la scelta dell'uomo con cui mettere su famiglia, poi sicuramente non sono stata capace di essere moglie secondo i canoni imposti ed ambiti da un certo tipo di maschilismo sottilmente diffuso, e successivamente nemmeno compagna di chi avrebbe potuto affiancarmi e supportarmi in questo difficile compito di unico genitore.
Essere costretta a lavorare sempre tantissimo per riuscire a mantenere questa mezza famiglia sgangherata sicuramente mi ha tolto tempo prezioso da trascorrere con i miei figli, specialmente negli ultimi anni, quando è comparsa questa componente per me fino ad allora sconosciuta chiamata stanchezza. E forse questo ruolo di capofamiglia, con tutto il carico di responsabilità da gestire, le notti insonni a pensare a come venirne fuori, negli anni mi ha resa più dura, impedendomi di essere quella mamma giocosa ed affettuosa che sono stata un tempo.
Forse, la mancanza di una spalla su cui appoggiarmi, magari solo per piangere, di quell' abbraccio prima di dormire, o di quelle stupide magiche parole "Andrà tutto bene" o "ce la faremo" ha fatto sì che non riuscissi a mia volta ad abbracciare i miei figli per rassicurarli che qualsiasi cosa sarebbe successa io ci sarei stata e li avrei protetti.
Sentirsi dire dalle persone che ti conoscono quanto sei brava a riuscire a fare la madre ed i padre serve a poco; non hanno idea di ciò che questo realmente comporti e del fatto che brava non lo sia per niente, sto facendo solo quello che si dovrebbe in situazioni come queste e fare la mamma-papà mi riesce pure male.
Avrei voluto che i miei figli al rientro da scuola trovassero me e non un piatto di pasta da scaldare. Avrei voluto riuscire a rimanere sveglia ad ascoltare invece di crollare dal sonno a causa del doppio o triplo lavoro con orari assurdi. 
Avrei voluto delle certezze e non solo quegli odiosi eterni dubbi "se avessi fatto" "se avessi detto"...
E quando non ce la fai più, quando pure la vita ci si mette colpendoti con una delle sue ‘bordate', non puoi nemmeno permetterti di lasciarti andare alla disperazione, devi continuare a tirare sta carretta, perché sembra che, oltre alla stanchezza, pure la depressione sia un lusso concesso soltanto agli altri.
Arrivi così al momento della resa dei conti, quello in cui ti accorgi che tutta questa fatica non ha portato a ciò che avresti voluto, ma anzi, proprio a causa di tutta questa fatica le cose sono andate per il verso sbagliato.
Perché alla fine, per assurdo, il conto da pagare non arriva mai a chi se ne è lavato le mani.

mercoledì 1 luglio 2015

Polvere


Alza il tappeto e guarda lo sporco che hai nascosto sotto.
Perché lo hai fatto?
Troppo faticoso raccoglierlo?
Ti faceva paura a guardarlo?
Ti faceva schifo sentirne l'odore?
Quanti tappeti nella nostra vita, a nascondere miserie più o meno ignobili....
Ma anche paure, debolezze, sensi di colpa, piccole vergogne quotidiane.
Un colpo di scopa e via, nascoste, celate, negate.
Perché è più facile non vedere, non guardare, far finta di niente.
Ora, sposta quel tappeto ed affronta ciò che trovi.

venerdì 26 giugno 2015

Vediamo un po' ...


Mi fa sorridere il fatto che tra le persone che mi seguono su Facebook ci sia chi mi trova triste e chi felice, chi sempre arrabbiata e chi sempre a divertirmi, chi polemica e chi ironica, chi zitella acida e chi innamorata. Direi che è la dimostrazione pratica del fatto che NOI VEDIAMO CIO' CHE VOGLIAMO VEDERE.
La nostra mente ha il potere di eliminare tutto ciò che non ci serve, allo scopo di arrivare alla conclusione che già ci eravamo prefissati.
Se ad esempio nella nostra testa ci fissiamo il fatto che una persona ci sembra poco intelligente, troveremo in ogni sua azione (o post su Facebook, visto che è da lì che è scaturito questo zanzapensiero) qualcosa che ce la faccia apparire effettivamente stupida.
A volte imboccando perfino la tortuosa strada della dietrologia spiccia.
Di certo nemmeno io sono immune da questo meccanismo perverso.
Si chiama pregiudizio. 
È facile autoproclamarci persone prive di pregiudizi solo perché non abbiamo nulla contro gli omosessuali, gli stranieri, gli appartenenti ad altre religioni.
Ma pensiamo bene a quante volte abbiamo associato il concetto di 'bella' a quello di 'oca', di 'nervoso' al fatto che 'non scopa' ... si potrebbe aggiungere: 'ha cambiato totalmente look probabilmente ha l'amante', 'va sempre in quel negozio gli piacerà la commessa', 'oggi è intrattabile, avrà le mestruazioni', 'sono sposati da 20 anni avranno una vita sessuale noiosa'.
Semplici, banalissimi, scontati pregiudizi.
Per dimostrare la loro veridicità tiriamo fuori dal mazzo un sacco di carte. 
E non ci preoccupiamo di quelle che dentro al mazzo ci restano.
Sono quelle che ci potrebbero rivelare il reale stato delle cose.
Se non riusciamo a guardare oltre, almeno guardiamo bene ciò che abbiamo davanti.

martedì 23 giugno 2015

Sempre d'Austria il soglio unito.....


Ieri sera ho preso parte, assieme al mio coro, ad una rappresentazione teatrale in ricordo dei giorni in cui è scoppiata la prima guerra mondiale.
È stato narrato tutto dal punto di vista degli uomini comuni e non dei generali o dei politici.
Sono state lette delle memorie di gente della zona in cui vivo, il che ha reso il tutto ancora più toccante.
Per chi mi legge da lontano, faccio presente che a poche centinaia di metri dalle nostre case abbiamo ancora chilometri di trincee, che poco distante si trova il famoso sacrario di Redipuglia eretto in memoria dei caduti proprio su una zona sulla quale di sangue ne è stato sparso tanto.
Tralascio ciò che è la storia scritta in quanto non ho titolo per riportarne i fatti.
Quello che molti non sanno, non ricordano, o non vogliono ricordare, è che 100 anni fa la gente di qui è partita per combattere DALLA PARTE DEGLI AUSTRIACI.
Noi eravamo Austria a tutti gli effetti.
Non ci sono state insurrezioni o diserzioni di massa da parte di chi viveva in provincia di Gorizia e di Trieste. Nessuno qui aveva interesse a staccarsi da quell'impero austro ungarico che da secoli garantiva un benessere e una qualità di vita che in Italia non sussistevano.
Per tutto il resto d'Italia eravamo visti come una popolazione strana, in pratica NOI eravamo il nemico.
E così cantando insieme al coro l'abbinata del vecchio Inno Austriaco con Fratelli d'Italia, pensavo che dopo 100 anni i triestini, fatta forse eccezione per i politici che per contratto devono recitare una parte, continuano a non sentirsi parte di quell'Italia che 100 anni fa ha imposto la sua presenza.
Da brava Triestina io ho sempre vissuto tra i ricordi di chi rimpiangeva l'Austria, ho respirato quell'aria mitteleuropea emanata da edifici strade e persone, che hanno fatto sì che ci sentissimo tutti più affini a Vienna piuttosto che a Roma.
Io non mi sono mai sentita italiana, così come sentivano di non esserlo i miei nonni. Non sono bastati 100 anni a cancellare una memoria così radicata.
L'identità nazionale non può venire imposta, ognuno appartiene al popolo che sente più vicino.

domenica 21 giugno 2015

Tu chiamale se vuoi


L'amore è un'emozione fortissima, capace in pochi secondi di farti volare alle stelle e di schiacciarti sotto terra per poi ricominciare daccapo senza darti la possibilità di scendere.
E poi ci sono le emozioni.
Quelle a cui non sai dare un senso, una forma o un nome.
Non ti portano in paradiso, non ti uccidono di dolore. Ti raccolgono nella loro calda mano e ti tengono a fluttuare beato nelle loro calde carezze.
....Nutrimento vitale per la mia anima.

giovedì 18 giugno 2015

Castelli di rabbia



Il senso di rabbia che non riusciamo a spegnere non è rivolto a chi ci ha fatto del male.
È rivolto verso noi stessi.
Perché non riusciamo a darci pace per aver permesso a qualcuno, con i suoi comportamenti, di farci del male.
E mentre secondo la teoria esposta 2 giorni fa, per concedere il perdono ad una persona basta riuscire a farla 'morire' dentro di noi, quando si tratta di noi la faccenda è più complessa.
Non possiamo auto-sopprimere il nostro io interiore, non possiamo dimenticarci di noi stessi, continuiamo ad amarci eppure siamo consci di aver ceduto ad una debolezza che ci ha procurato dolore.
Questa è la rabbia che sentiamo e che tormenta noi autocritici, noi che analizziamo, che sezioniamo il capello in 2, in 4 e poi in 8.
Chi non si mette mai in discussione, non muore di rabbia.
Per loro, beati, la colpa è sempre e solo degli altri.

martedì 16 giugno 2015

Io ti perdono


Qualche tempo fa, durante una delle nostre serate raminghe e chiacchierone, l'amico Paolo mi ha espresso il suo concetto di PERDONO.
Mi sono stupita di non esserci mai arrivata, dato che è un pensiero che condivido pienamente.
Quindi dopo questa notte da meteopatica insonne lo voglio condividere con voi.

Il tutto si può riassumere con queste parole: il perdono serve unicamente ad alleviare il senso di colpa di chi ha commesso il torto.

Questi, sempre ammesso che si sia mai ritrovato un peso sulla coscienza, potrà finalmente tirare un sospiro di sollievo e girare pagina, mentre chi l'ha subìto in realtà continuerà a soffrire per il male ricevuto, senza potersi nemmeno crogiolare in astrusi progetti di vendetta o in perversi malauguri.

Il perdono a mio parere non è umano bensì divino, sempre ammesso che ci sia una divinità e che questa sia veramente propensa al perdono piuttosto che al castigo... ma questa è un'altra storia.
Noi umani invece possiamo riuscire a perdonare soltanto quando il tempo ed il lavoro su noi stessi ci consentono, con un metaforico colpo di spugna, di cancellare dalla nostra sfera emotiva la persona che ci ha feriti.
Ciò significa che se il perdono sarà sinceramente e serenamente concesso, questo avverrà perché la persona responsabile del nostro disagio per noi non esisterà più.

Io mi rivedo in questo pensiero e lo faccio mio.
Magari sarà solo l'opinione di pochi, ma a questo punto è chiaro che prima di commettere un torto ad una persona a cui teniamo, è meglio pensarci bene e a lungo.

E aggiungo, come avvertimento per tutti, che sebbene ce ne voglia prima di farmi veramente arrabbiare, quando il danno è fatto, prima di cancellare una persona che mi ha fatto del male, io se posso MI VENDICO.
A freddo, naturalmente.

mercoledì 10 giugno 2015

Una gioia che fa male di più della malinconia

Ho scoperto che oggi ricorre il trentennale dall'uscita di questo album.
Non ho mai amato Baglioni, ma questa canzone la ricordo con affetto ed emozione, perché quella sensazione di 'la vita è adesso' la ricordo così bene...
Mancava poco più di un mese ai miei 18 anni, avevo davanti ancora un anno di scuola prima di decidere che cosa fare da grande.
Mi sentivo orgogliosa della mia promozione con una buona media ma alla scuola non ci pensavo proprio.
Erano giornate calde da trascorrere in allegra compagnia. La mattina a cavallo, il pomeriggio al mare, la sera in giro qua e là.
Vivevo il mio primo amore con l'intensità con cui solo a diciott'anni si può amare, "in una gioia che fa male di più della malinconia". Lui, il mio mondo, la mia metà, la mia felicità.
Oggi, ascoltando questa canzone, mi sono immaginata di indossare di nuovo quel corpo abbronzato e magrissimo e mi sono vista intenta a correre per fare mille cose, esattamente come adesso, ma tutte fantasticamente piacevoli.
Sono anni che non tornano più, e sono consapevole di aver avuto - a differenza di altri- la fortuna di poterli vivere serenamente.
Passano gli amici, il grande amore, la spensieratezza. Altri amori, amici e gioie ci riempiono la vita, ma noi non torniamo più quelli di allora.
Penso ai miei figli e spero che dentro di sé riescano a provare la stessa emozione che scalpitava nella mia vita di quasi diciottenne di allora. Non più in guerra con il mondo come un'adolescente, non ancora sicura e un forse po' cinica come un'adulta, ma innamorata di me e del mio mondo come solo a quell'età si riesce ad essere.
A voi, miei cari, anche se non mi leggete e se non mi ascoltate mai, vada la conclusione di questo brano
"E non lasciare andare un giorno
Per ritrovar te stesso
Figlio di un cielo così bello
Perché la vita è adesso"
Fatene tesoro, e godete ciò che state vivendo.



martedì 2 giugno 2015

Armadi di scheletri

Gli spazi vuoti nell'armadio, così come quelli della vita, vanno sempre riempiti.
La soluzione più semplice sarebbe farci entrare cose nuove.
Ma sulla base di quale criterio le potremmo scegliere in un momento in cui il vuoto ci attanaglia e magari ci angoscia? Finiremmo con il fare degli acquisti sbagliati di cui poi ci potremmo pentire.
È utile invece iniziare facendo spazio a ciò che già c'era, ma che eravamo costretti a tenere stretto stretto in un angolino finendo a volte per dimenticarcene.
Quando ciò che già avevamo avrà ricevuto lo spazio che meritava, aggiungiamoci qualche accessorio, quello sì nuovo nuovo, e godiamo a pieno di queste piccole novità.
Arriverà così, senza che ce ne accorgiamo, il momento in cui ancora qualcosa nel nostro armadio, o nella nostra vita, ci apparirà vecchio, stantio, inutile. Saranno gli abiti vecchi, fuori moda e fuori taglia, i ricordi dolorosi, i capi rovinati, i rancori inutili.
Buttiamo via tutto ciò che ci ispira questa sensazione ed allora sì che davanti a noi si aprirà un magico spazio per le cose nuove.
Quello sarà il momento.

domenica 31 maggio 2015

Petali di vita vissuta

Non c'è rosa senza spine.
Chi coltiva le rose con l'amore e la dedizione che meritano ama anche le loro spine, perché esse le proteggono e le preservano, rendendole ancor più preziose.
Se non vuoi avere a che fare con le spine, dimenticati della rosa.
Dedicati alla margherita. Fiorisce abbondantemente ovunque e senza bisogno di attenzioni, se la calpesti ricresce, se la bagni dopo che l'hai lasciata seccare, torna a rifiorire.
Che poi, se ti sai accontentare, la puoi trovare anche bella.
Ha un solo piccolo difetto......  
.........puzza.

martedì 19 maggio 2015

Delusioni e castelli



Giornata interlocutoria.... ci sta un bel 'zanzapensiero':
Diversi anni fa parlando di vecchie storie d'amore finite male, qualcuno mi disse: il tuo problema è che sei una di quelle persone che si innamorano delle situazioni.
Questa frase non mi è mai uscita dalla mente. L'ho analizzata, elaborata, digerita.
Oggi, dopo tanta saggezza accumulata (che sarebbe un modo carino di dire che sono diventata più vecchia) posso affermare che le persone come me e come tante altre non è che si innamorano delle situazioni. Si innamorano delle situazioni che le persone con cui stiamo creano appositamente per farci stare bene, allo scopo di legarci a loro.
In sostanza un artificio. Creato magari per un nobile sentimento quale l'amore, ma comunque sempre di artificio si tratta.
Improvvisarsi a proprio agio in una vita non propria, sforzarsi di avere interesse verso argomenti ed attività lontani dal nostro modo di essere, fare propri hobby e passioni di cui fino a ieri non ce ne poteva fregare di meno, mostrare di condividere il progetto di vita dell'altro, farà di questo una persona felice, che si legherà a voi amando qualcuno che in realtà non esiste.
Con il passare del tempo questo castello di sabbia cede, vacilla e poi crolla, lasciando il nulla, perché alla sua base non c'erano nemmeno le fondamenta.
È così che le persone come me e come tante altre si ritrovano confuse e spiazzate davanti ad una realtà sconosciuta che non amano, non desiderano e che mai avrebbero voluto incontrare.
Lo so che non serve a niente raccomandare di non indossare maschere, di farsi conoscere ed apprezzare per ciò che realmente si è: molti costruttori di questi famosi castelli non si rendono neppure conto di averlo fatto, nè di avere ferito e deluso la persona che li amava. Continueranno ad edificare castelli con chi verrà dopo.
Le persone come me e come tanti altri, si spera , avranno acquisito un po' di esperienza. Che magari ci salverà da future dolorose delusioni, ma che ci avrà tolto molta della fiducia e della passione che un tempo animava le nostre vite.
Grazie a chi ha letto fino a qui...

giovedì 23 aprile 2015

Uomini, fate felici le vostre donne.....


Uomini, fate felici le vostre donne.
Apprezzatele, fatele sentire al centro del vostro mondo, siate dei buoni compagni al loro fianco, aiutatele nelle incombenze quotidiane, siate disponibili a risolvere i loro problemi e a soddisfare i loro bisogni.
Fate in modo che riescano a trovare dei momenti di relax anche nelle giornate più dure.
Solo così facendo avrete qualche probabilità che a fine giornata, riposate, appagate e gioiose, esse vi si concedano!
Certo, ho scritto probabilità e non certezza.
Perché l'unica cosa certa è che una donna stanca, stressata, nervosa e arrabbiata NON VE LA FARÀ VEDERE NEANCHE IN FOTO !!!!!

domenica 5 aprile 2015

Condividere

La solitudine è una cosa brutta.
Che senso ha una vita senza nessuno che ti accolga, nessuno da aspettare, nessuno con cui condividere il momento del pasto, nessuno a cui raccontare le piccole banali avventure quotidiane, nessuno da abbracciare prima di dormire o da baciare prima di affrontare la giornata?
Nessuno con cui programmare una giornata di vacanza, nessuno con cui condividere un hobby o una passione, nessuno per cui cucinare in un giorno di festa...
Siamo animali da branco eppure molti di noi scelgono di vivere da lupi solitari, affermando di stare talmente bene con se stessi da non avere interesse a condividere la propria vita con altre persone.
Io penso che una scelta così individualistica sia un insulto alla vita stessa.
Per quanto mi riguarda, io continuo a scegliere la condivisione.

giovedì 19 marzo 2015

Buona festa del papà a me !!!

In questo 19 marzo voglio farmi gli auguri perché credo di essere stata un buon papà
Ho fatto tutte quelle cose che i bravi papà dovrebbero fare: ho insegnato ai miei figli ad andare in bicicletta, a nuotare, a sciare, ho voluto fare di loro due sportivi così li ho portati a fare escursioni in montagna, a fare la settimana bianca, ho cercato di essere sempre presente al loro partite alle loro gare.
Ho fatto l'autista sia di giorno che di notte per loro e per i loro amici o compagni di squadra, con qualsiasi tempo e in ogni luogo.
E contemporaneamente ho cercato assicurare alla mia famiglia un tenore di vita decoroso lavorando di giorno, di sera, di domenica, facendo 1, 2 e anche 3 lavori per non far mai mancare niente in casa.
Buona festa del papà a me !!!!!!!

venerdì 6 marzo 2015

Piccole vite di piccole donne


La mia costante sensazione è che in questa mia piccola vita ci siano troppe cose più grandi di me.
Tutto ciò che richiede competenze che non possiedo e che non posso acquisire.
Tutto ciò che richiede disponibilità di denaro che non ho.
Tutto ciò che richiede uno sforzo fisico che non posso compiere.
Mi sento tanto sola, in questa mia piccola vita.
Forse perché non solo nessuno ha mai voluto supportare e condividere i miei folli progetti, ma nessuno lo ha mai fatto neanche con quelli apparentemente banali che si fanno in tutte le piccole vite.
Nonostante questo alone di tristezza che mi avvolge ogni volta che penso quanto bello sarebbe fare una cosa, se solo avessi qualcuno con cui dividere le fatiche, non voglio smettere di fare progetti.
Cercherò di modificarli, adattandoli a questa mia piccola vita.
Guarderò con soddisfazione quelli realizzati, continuerò a ribaltare e rivedere quelli impossibili.
Perché è di questi che si nutre questa mia piccola vita.
Chi ha tentato di rinchiudermi entro schemi e ruoli preconfezionati, di me non ha capito veramente un c........

Avere 50 anni significa innanzitutto che la patente ti scade ogni 6 anni e non più ogni 10.  Il che potrebbe essere interessante se ave...